Era un po' che ne volevo parlare, per fortuna oggi mi sono messa a guardare le foto di giugno ed è venuto fuori il Timo falso poleggio [in arte Thymus pulegioides] parente strettissimo del Thymus vulgaris, il timo che condisce la maggior parte dei miei piatti preferiti.
Thymus pulegioides è una pianta cespitosa perenne della famiglia delle Labiatae, vive lungo i pendii assolati dalla fascia collinare a quella basso-montana di tutta Italia e colora di rosa intenso le rocce da fine maggio a inizio luglio.
"Thymus" deriva dalla parola latina "thymis" [o "thymosus"] che significa "profumato" ed è quasi inutile spiegarne la ragione: è una tra le piante aromatiche più profumate in assoluto! Però come al solito c'è un inghippo [pensavate fosse facile sta volta, eh!?]: infatti c'è chi pensa che potrebbe derivare anche dalla parola egizia "thm" o dal greco "thymos" che significano "anima", probabilmente perché questo genere di piante era utilizzato molto spesso nelle imbalsamazioni, con lo scopo di purificare le anime dei defunti. Non lo sapremo mai, io tengo per la seconda versione, mi piace di più.
"Pulegioides" invece le è stato attribuito perché le foglie e il suo portamento sono molto simili a quelli della Mentha pulegium.
Rispetto al suo cugino T. vulgaris è leggermente meno aromatico, ha foglie più dure e coriacee e in cucina infatti viene impiegato raramente, molto più in passato che ai giorni nostri.
C'è da dire però che per quel che riguarda i suoi principi attivi non ha niente da invidiare agli altri Thymus: contiene infatti elevate quantità di oli essenziali a carattere antisettico, soprattutto delle vie gastrointestinali, è un tonico generale adatto in caso di anemie ed ha azione anticatarrale per le vie respiratorie ed urinarie.
Il suo gradevole profumo è dato dalla presenza del timolo, un fenolo che ad elevate concentrazioni è fortemente corrosivo e nocivo per l'uomo e gli altri animali [ma ovviamente alle quantità da noi ingerite non si hanno assolutamente problemi di questo tipo].
Una cosa molto curiosa è che studi paleobotanici hanno portato alla luce tracce di varie specie di Thymus tra i resti di falò accesi all'età della pietra: pare che già i nostri progenitori ne conoscessero le proprietà antisettiche e bruciavano timo per tener lontani insetti e parassiti.
Detto ciò vi lascio alla prossima ricetta, una crostata di spinaci aromatizzata dal timo del mio orto [che non è il T. pulegioides, ma va bene lo stesso!].